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Antonio D’Amato

 

PER UN FILOSOFO SPIRITUALISTA SANNITA

(IGINO PETRONE)

(in Archivio Storico del Sannio Alifano..., Anno III, n. 7, 1918, pp. 15-20)

 

 

 

Il volume[1] è stato pubblicato, testè, nel 1918, sebbene porti la data dell’anno antecedente, ed è davvero l’omaggio sincero dei professori, d’ogni ordine di scuola; di discepoli devoti, che sentono ancora agitarsi, nel cuore, la fiamma incitatrice dell’insegnamento di lui, alla memoria di un filosofo spiritualista sannita, Igino Petrone.

Nato a Limosano, nel quieto paese del Sannio, lambito dal Biferno, nel 1870, a ventuno anno era già dottore in giurisprudenza; a ventiquattro, libero docente di filosofia del diritto nell’Università di Roma. Ventisettenne appena, vinse il concorso di straordinario di filosofia del diritto nell’Università di Modena; a trent’anni quello di filosofia morale nell’Università di Napoli, dove insegno fino al 1911. Colpito da grave e dolorosa malattia, nel fiore degli anni, quando lo spirito suo era nella più luminosa ascensione, si spegneva in S. Giorgio a Cremano (1913).

Ricordo, fugacemente, che fu socio dell’Accademia dei Lincei e di tante altre, perché ciò che più m’importa è di esaminare il pensiero di questo eminente filosofo sannita attraverso i giudizi più disparati, dal neokantiano professore Filippo Masci a quello dei positivisti e idealisti.

 

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Professori di diverse tendenze filosofiche riconoscono l’alto suo ingegno e la vasta concezione dei suoi sistemi. Carattere aperto e leale, facile agli entusiasmi, reciso nei giudizi, ispirati sempre al culto delle idealità morali superiori, lo chiama il prof. Filippo Masci.

Filosofia, dice il prof. A. Ruiz, dell’Università di Modena, non fu per lui fredda scienza di scuola, ma bisogno morale. I giovani lo amarono, perché sentirono il calore, che emanava dal suo spirito.

Igino Petrone, aggiunge il prof. Leonardo Bianchi, che non è un seguace della filosofia petroniana, fu un forte e fervido campione della filosofia spiritualista. Mente larga, nutrita, penetrante, egli cercava la soluzione dei più assillanti problemi della vita e della morale ed ebbe felici intuizioni.

Il prof. Biagio Brugi, dell’Università di Padova, positivista, confessa che non poté sottrarsi al benefico influsso del pensiero di lui. « Egli esprimeva con acume di pensiero, con eleganza di forma, quella grande tradizione italiana, di cui egli ed io eravamo innamorati; che la fiamma dell’entusiasmo di lui per la scienza aveva destato benefici incendi nel cuore di tutti...».

Il prof. Giorgio Del Vecchio, dell’Università di Bologna, vede dal Petrone continuata la tradizione gloriosa di Antonio Rosmini. « Per l’altezza dell’intuito speculativo, per la spontaneità e la finezza delle movenze dialettiche, che gli rendevano facile la penetrazione e quasi sempre vittoriosa la critica delle dottrine altrui, Igino Petrone ha, io credo, pochissimi emuli nella filosofia italiana, dal Rosmini in poi... I motivi fondamentali della sua attività filosofica si riducono alla rivendicazione della dignità dello spirito e dei valori ideali contro le istanze del vecchio e nuovo materialismo ».

A proposito degli studi di filosofia del diritto, che il Petrone ricondusse alla vera sua origine, così si esprime il prof. Eugenio Di Carlo, dell’Università di Camerino: « Alla sua opera di critica e di ricostruzione si è accostata ed ha attinto la giovane schiera degli idealisti critici italiani, traendone ammaestramento ed incitamento, ispirazione e pensiero. Tutti han risentito, chi più chi meno, chi in un senso e chi in un altro, l’influenza dell’opera petroniana, tutti debbono a lui qualche cosa ».

Dello stesso parere è il prof. Giulio e Montemayor, dell’Università di Napoli. « Fu tutta una tradizione di studi, preziosissima per l’umanità, di cui I. Petrone fu il restauratore in Italia. Dopo di lui, e molto pel suo esempio e per la sua opera di scrittore e di maestro, filosofia e idealismo trionferanno in Italia e nell’indirizzo del pensiero giuridico. La rinascita del diritto naturale e dei suoi immortali problemi e insegnamenti, di cui si poteva dire smarrita da noi la memoria, risale a lui ».

Fa loro eco un fiero assertore del regno dello spirito, il prof. Pietro Martinetti, della R. Accademia scientifico-letteraria di Milano: « Il Petrone fu tra i più insigni rappresentanti della filosofia italiana in quest’ultimo periodo; ciò che ha lasciato è sufficiente ad assicurargli una fama duratura nella storia del pensiero italiano ».

 

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Risentono dell’influsso della filosofia spiritualista petroniana professori, che insegnano nelle più rinomate Università italiane, quali il Bonucci, il Ravà, il Bartolomei e tanti altri, dei quali continuo a spigolare qualche autorevole giudizio.

Il prof. Antonino Anile, dell’Università di Napoli, chiama Igino Petrone gloria e vanto della filosofia italiana, mentre il prof. Antonio Aliotta, della R. Università di Padova, dice che il Petrone, sulla cattedra e con gli scritti, tenne alto il prestigio del pensiero italiano, educando una eletta schiera di discepoli.

Filosofo militante e idealista lo salutano due professori dell’Università di Catania, Manfredi Siotto Pintor e Giuseppe Vadalà Papale.

« La riabilitazione intrinseca dell’ideale, intrapresa e compiuta da I. Petrone con alta coscienza di studioso, con mirabile e vittoriosa tenacia, affrontando e incalzando numerose e poderose correnti scientifiche avverse, acquista, o meglio rivela, nell’attuale momento storico, il significato d’una grande battaglia, vinta dalle native, spontanee energie dello spirito nazionale...».

« Era indiscutibilmente una forte tempra di filosofo, fornito di vivace e grande dialettica, una mente acuta e critica, un ingegno fine e poderoso, nelle ricostruzioni critico, un vero continuatore delle scuole filosofiche della Magna Grecia ed agitatore dei problemi più appassionati in ordine al diritto idealisticamente considerato, che abbisognavano di una revisione critica ».

 

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Una sintesi di tanti giudizi, una risonanza del fervido omaggio di professori e di studiosi vuol essere il discorso commemorativo del prof. Michele Barillari, dell’Università di Napoli. In primo luogo, il Barillari tiene a far notare, negli scritti filosofici di Igino Petrone una mirabile armonia tra pensiero e azione, una vita interiore, che abbella il pensiero ed ha la potenza di comunicarsi agli altri, destandovi la vita che il pensiero prende in noi, al dire del Bonghi.

La filosofia petroniana, sulla cattedra specialmente, non era vuota verbosità, che lasciava inerti gli scolari, ma fiamma incitatrice, pensiero che esercitava un fascino irresistibile, al quale nessuno poteva sottrarsi, tanto profonda era la persuasione di colui che parlava e sapeva insinuarsi nel più intimo dell’anima giovanile. La sua era un’analisi interna, un continuo trionfo dello spirito, gioia, che « gl’illuminava l’anima, che gl’infondeva energia e fiducia, che gli suscitava una irresistibile esaltazione ideale, come si vedeva prorompere nello stile colorito ed oratorio, che, se gli fu pure rimproverato, trovava nondimeno la sua più esatta giustificazione non solo nella coscienza che il Petrone ebbe dell’ideale filosofico, e che fu per lui gioia e martirio insieme, ma nel carattere stesso da lui assunto di filosofo militante».

 

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Come abbiamo visto, il mondo universitario, nella sua parte più seria e colta, fa a gara per esaltare il filosofo spiritualista sannita. Una sola voce discorde si leva, tra tante, autorevoli, nel mondo della scienza e della cultura italiana, quella di B. Croce, che giudicò la filosofia del nostro Petrone con parole troppo severe. Non sappiamo spiegarci l’atteggiamento del filosofo abruzzese di fronte al filosofo sannita, che pur tocca le alte vette del più puro spiritualismo. Certo, pel dissenso del Croce, bisogna tener presente che la filosofia crociana è agli antipodi di quella di I. Petrone, che, a differenza di B. Croce, non fu troppo tenero dei filosofi tedeschi. Igino Petrone, profondo studioso della filosofia tedesca, non si lasciò mai abbagliare neppure delle dottrine dei massimi rappresentanti di essa. Ne riconosce i meriti, ma, nello stesso tempo ne fa la critica e dimostra che il pensiero tedesco è in antitesi, il più delle volte, col pensiero italiano. Queste idee egli esprimeva, liberamente, quando nelle nostre Università, si predicava ai giovani, come infallibile, per ogni ordine di studi, il metodo tedesco, e tutti ne erano, come ipnotizzati.

 

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Possiamo dire, ora, che attraverso i vari giudizi, le rievocazioni affettuose, conosciamo proprio l’anima del professore, quale si rivelava ai giovani, che prediligeva, agli amici? No. A questa conoscenza più intima molto potrebbero contribuire le lettere di giovani, che si rivolgevano a lui, per schiarimenti intorno a lavori, suggerimenti spirituali. A quante anime, sitibonde di luce, erranti fra lo scetticismo, dibattentisi fra dubbi infiniti, egli, certamente, avrà risposto con parole di fede e di amore. Se si potessero pubblicare tutte quelle lettere, quanti sprazzi di luce di quell’anima elevata!

Si aggiungano le lettere di amici, quali Alessandro Chiappelli, Giulio Vitali, Arturo Graf, Giovanni Semeria, Tommaso Gallarati Scotti e di altri, assetati, al par di lui, di spiritualismo, e si avrebbe una raccolta meravigliosa di lettura spirituale e la storia di un’anima, soprattutto. Ne uscirebbe lumeggiata tanta parte della vita di lui.

Si senta intanto qualcuno di queste voci amiche.

« Fin dal primo momento[2] che l’ebbi conosciuto, io volli esserle amica vera, amica buona nel più alto senso della parola. Ho sognato un’amicizia come non vi fosse l’uguale, ho cercato in tutti i modi di dimostrarle la mia profonda ammirazione, la mia affettuosa simpatia, l’interesse che l’anima sua, tanto diversa dalle altre, m’ispirava...».

« Non esito a chiamarla mio amico  -gli scrive un’altra anima-  noi siamo amici in questo senso, che il suo pensiero e il mio sentimento s’incontrano, s’accordano sempre...».

«Desidererei  -esclama un antico compagno di studi-  che l’amico e professore Petrone m’inizi, consigliandomi, negli studi filosofici. Avrò il sapiente indirizzo, nella mia risurrezione intellettuale, da parte del mio antico compagno».

 

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I. Petrone sentì profondamente la fede cristiana e aspirò ad una religione attiva e santa. Memore delle parole di Paolo apostolo “scientia inflat”, intravide la scienza, non tra gli applausi effimeri delle moltitudini ignare o attraverso il disprezzo dei superuomini, seguaci del Nietzsche, la cui filosofia acutamente criticò, ma nella serena coscienza del dovere compiuto, tra le file dei semplici di cuore, ai quali si manifesta la verità, più che agli orgogliosi dell’intelligenza. Egli stesso ad un suo amico[3], in una pagina, che può dirsi autobiografica, proclama altamente questo fine vero, a cui deve mirare la scienza, e che crediamo sia il migliore ammaestramento si possa ricavare da tutto il suo insegnamento morale. « La verità che illumina, che esalta e che redime fu rivelata agli umili di cuore ed ai poveri di spirito. La scienza che insuperbisce di sé perde la visione limpida e pudibonda delle cose reali. Essa si alimenta delle sue immagini vanitose e si nutre della propria sostanza. Una legge pia e benefica, perché legge di carità e di sapienza, riservò il possesso del vero alle menti semplici ed alle anime pure, acciò fosse chiaro che quel possesso non è la meta di una conquista, ma il premio di una rinuncia ».

 

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Di Igino Petrone, di questo geniale evocatore d’ogni ideale, ben può ripetersi quello che fu scritto sulla tomba del Pasteur, in Francia[4]: “Heureux celui qui porte en soi un Dieu, un idéal de beauté et qui lui obéit; idéal de l’art, idéal de la science, idéal de la Patrie, idéal des vertus de l’Evangile!”.

Sono convinto che la filosofia spiritualista di lui, guardata con disprezzo da pochi, risorgerà nel suo fervore dopo che i giovani italiani, che egli amò d’immenso affetto, hanno mostrato di saper morire per uno dei più grandi ideali umani.

 

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[1] L’omaggio della dottrina e della cultura italiana alla memoria di Igino Petrone, per l’inaugurazione del suo monumento in Limosano (21 ottobre 1917). Campobasso, Casa Ed. Cav. Giovanni Colitti e Figlio, 1917.

[2] Da lettere, manoscritte, esistenti a Limosano, nello studio del compianto prof. I. Petrone: per gentile concessione del fratello, arciprete dott. Silvio Petrone.

[3] Op. cit., pag. 109.

[4] Numero unico sull’Ist. Suor Orsola Benincasa. Napoli, Tip. E. Paperi, 1902.